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[Dal Jerusalem Post, il Ministero dell'ambiente israeliano blocca i lavori sulla TAV Gerusalemme - Tel Aviv. Non perché viola il diritto internazionale con la confisca di terre palestinesi, ma solo di notte perché il rumore disturba il sonno degli israeliani di Mevaseret.]

Ordine alle Ferrovie israeliane di fermare il lavoro notturno per la costruzione del treno ad alta velocità Gerusalemme - Tel Aviv a causa dei rumori

Il Ministero per la Protezione dell'Ambiente ha ordinato alle Ferrovie israeliane di fermare il lavoro notturno per la costruzione del treno ad alta velocità Gerusalemme - Tel Aviv nel tratto che passa vicino a Mevaseret Zion a causa dei rumore.

Con il provvedimento nei confronti dell’amministratore delegato delle Ferrovie israeliane, Boaz Tzafrir, così come nei confronti degli appaltatori, il ministero ha chiesto martedì che tutti i lavori sulla linea ferroviaria vicino a Mevaseret siano bloccati durante la notte.

Il rumore, secondo il ministero, è "inaccettabile", e la società aveva già disatteso una serie di richieste ministeriali in passato. Il mancato rispetto comporterà un’indagine penale e una pena massima fino a 404.000 NIS (E. 80.000) per ogni notte di violazione, ha riferito il ministero.

La pressione sulla Pizzarotti potrebbe ostacolare i piani

di Yehoshua Breiner, Walla.co.il

Mentre gli israeliani aspettano con grande attenzione aggiornamenti sulle linee ferroviarie di Israele, la locomotiva del boicottaggio in Europa continua a muoversi: gruppi di sinistra e attivisti per i diritti umani in Italia, stanno esercitando una forte pressione sulla società Pizzarotti di Parma, affinchè cessi il suo coinvolgimento nella costruzione in corso della linea ferroviaria tra Gerusalemme e Tel Aviv, dal momento che 6,5 chilometri del percorso sono all’interno del territorio palestinese, vicino ai villaggi di Beit Sourik e Beit Iksa, alla periferia di Gerusalemme. Va notato che la società è responsabile per la costruzione di 1,5 km della suddetta sezione di 6 km.

La nuova linea ferroviaria dovrebbe accorciare il viaggio tra Tel Aviv e Gerusalemme a 28 minuti. L’Amministrazione Civile ha confiscato 50 dunam di terra per la costruzione dei binari, e il coinvolgimento della società italiana nel progetto ha suscitato grande scalpore nello Stivale.

Una linea ferroviaria ad alta velocità al centro di una polemica internazionale. Per collegare Tel Aviv a Gerusalemme le ferrovie israliane hanno varato un progetto che viola la Linea verde perchè attraversa un tratto di territorio palestinese. A cura di Barbara D’Amico.

Servizio di Radio 24, con interviste a Stop That Train, Coalizione delle donne per la pace – Israele e Michele Pizzarotti.

Per ascoltare il servizio:

http://www.radio24.ilsole24ore.com/player/player.php?filename=111113-reportage.mp3

Data di pubblicazione: 23/06/2011
Data di ricezione: 17/06/2011
Data di emissione: 17/06/2011

Camera dei Deputati

2010 - 2011 Assemblea Annuale

Appendice 2

Domande poste dai membri della Camera, con le successive risposte da parte del governo

Alle interrogazioni da parte de Roon e de Jong (entrambi Partito per la Libertà), ai Ministri degli Affari Esteri e delle Infrastrutture e Ambiente sul progetto per una ferrovia israeliana

(Inviato il 12 maggio 2011)

A rispondere è il Ministro Rosenthal (Affari esteri) (ricevuto il 17 giugno 2011).

Domanda 1: Lei è al corrente della notizia che la Deutsche Bahn, sotto pressione dalla sinistra estremista, si è ritirata da un progetto congiunto con le ferrovie israeliane?

Risposta 1: Il governo è a conoscenza della notizia che la Deutsche Bahn si è ritirata.

Domanda 2: Il governo ha intenzione di esplorare se una valida cooperazione olandese possa essere messa in atto per completare questa importante linea ferroviaria tra Tel Aviv e Gerusalemme? Se no, perché?

Risposta 2 No. In genere non è compito del governo olandese assistere nella costruzione di ferrovie in paesi con un alto sviluppo economico come Israele, a meno che non ci sia una importanza economica dimostrabile per i Paesi Bassi o per gli operatori del mercato olandese. Questo non è il caso.

Di seguito un interessante articolo sullo sfruttamento delle cave in Cisgiordaniada parte di Israele.  Nel caso del treno A1, si stima che saranno estratti circa 530mila metri cubi di materiale soltanto dal primo tunnel, quasi tutti dall’interno dei Territori Palestinesi Occupati. Altri 515mila metri cubi saranno estratti da altri due tunnel che passeranno attraverso le zone occupate, due terzi dei quali considerati materiale riutilizzabile, che sarà usato dal contraente per essere venduto o utilizzato nell’industria delle costruzioni.

di Adri Nieuwhof

HeidelbergCement e Cemex, due industrie di materiali da costruzione, rispettivamente una tedesca e l’altra messicana, sono coinvolte nell’operazione delle cave nei territori occupati della Cisgiordania. “Electronic Intifada” è riuscita a procurarsi prove documentali che mostrano camion carichi di materiale partire dalle cave illegali per giungere in Israele.

Il Diritto Internazionale proibisce lo sfruttamento da parte di Israele delle risorse naturali della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e delle Alture del Golan Siriano a proprio esclusivo vantaggio.

Ma l’azienda italiana Pizzarotti resta partner del progetto

GERUSALEMME— Scendete da quel treno. Se la diplomazia è la via più lunga fra due punti, come diceva Decourcelle, a Berlino hanno deciso che i due punti, certe volte, è meglio non congiungerli proprio. Il governo Merkel ordina, le ferrovie tedesche eseguono: non parteciperanno più ai lavori della linea israeliana ad alta velocità che nel 2017 dovrà collegare Gerusalemme a Tel Aviv, scavalcando la Linea Verde e attraversando per 6 km i Territori palestinesi. Troppe proteste, ha chiuso la questione il ministro dei Trasporti, Peter Ramsauer: il progetto vìola la Convenzione di Ginevra, perché passa in una zona occupata dai militari, e mette in imbarazzo la politica europea che, quelle zone, vuole siano restituite. Al diavolo le commesse per la rete elettrica e per le comunicazioni: la ritirata di Deutsche Bahn arriva dopo mesi di pressioni di Ong europee e israeliane, e dopo che a chiudere i cantieri avevano già provveduto i parigini di Veolia e un gruppo austriaco.

Risposta scritta datata 14 marzo 2011 dal Segretario Parlamentare del Ministero dei Trasporti, Costruzioni e Pianificazione Urbanistica del Governo Tedesco.

Ministero tedesco dei Trasporti, Costruzioni e Sviluppo cittadino

Oggetto: partecipazione della Deutsche Bahn AG al progetto israeliano del treno ad alta velocità Tel Aviv-Gerusalemme

Egregio collega,

La ringrazio molto della Sua lettera al Ministro federale Dr Ramsauer MdB del 15-12-2010 in merito alla partecipazione del gruppo Deutsche Bahn al progetto israeliano del treno ad alta velocità Tel Aviv- Geusalemme e alle possibili violazioni del diritto internazionale.

Come prova dello stato delle cose, il Ministro mi ha pregato di risponderLe. Posso comunicarLe che il Ministro Dr Ramsauer è, in merito a tale questione, in contatto con il Presidente del Consiglio direttivo della DB, il Dr Grube. L’ambasciata tedesca a Tel Aviv ha intrapreso colloqui in merito a tale tema con la DB International GmbH.

Il Governo federale ha, nell’ambito  di questo progetto, indicato che il piano di costruzione della ferrovia che attraversa i territori occupati da Israele ha delle ricadute problematiche in ambito di politica estera e potenzialmente contrarie al diritto internazionale, nel quale sono investite questioni sullo status giuridico.

L’impresa risponde alle accuse di lesione dei diritti della popolazione palestinese mosse da alcune associazioni  “Siamo parte di un raggruppamento temporaneo di imprese contattate per la sola esecuzione di un tratto di linea, quasi esclusivamente in sotterraneo, con un impatto ambientale di gran lunga inferiore a quello generato da altre opere infrastrutturali”

Riceviamo e pubblichiamo. “L’Impresa Pizzarotti & C. S.p.a. non ha svolto, né svolge tuttora, alcun ruolo decisionale in merito alla pianificazione ed alla progettazione della linea ferroviaria che collegherà Tel Aviv con la città di Gerusalemme. La società è impegnata come mandante in un raggruppamento temporaneo di imprese contattate per la sola esecuzione di un tratto di linea, quasi esclusivamente in sotterraneo, con un impatto ambientale di gran lunga inferiore a quello generato da altre opere infrastrutturali, grazie all’utilizzo dello scavo meccanizzato, che, nell’ambito delle metodologie di scavo, è senza dubbio la migliore in termini di incidenza sull’ambiente.

(Milano) – Il treno ad alta velocità progettato per collegare Gerusalemme e Tel Aviv non smette di dividere l’opinione pubblica israeliana e quella palestinese. Pensata a partire dal 1995, iniziata nel 2001 la linea ferroviaria che dovrà rendere più agevole (e veloce) raggiungere la costa e l’aeroporto internazionale Ben Gourion dalla città santa, è stata più volte interrotta dagli ambientalisti, preoccupati per il danno che l’infrastruttura avrebbe potuto causare ad alcune aree verdi d’Israele.

Proprio per dare un taglio al contenzioso con le associazioni ambientaliste, il tracciato di 55 chilometri (con lunghi tratti in galleria e viadotti) è stato modificato: lambirà le aree nei pressi della Linea Verde (la linea armistiziale del 1949) vicino a Latrun, ma entrerà anche nei Territori palestinesi occupati dopo il 1967. Il nuovo percorso prevede infatti una tratta di circa 6 chilometri  all’interno della Cisgiordania, in violazione  - sostengono i palestinesi e le associazioni per i diritti umani – della Quarta convenzione di Ginevra, che vieta lo sfruttamento delle terre da parte della potenza occupante.

La costruzione di infrastrutture permanenti non fa che rendere ancora più problematico il cammino verso la pace tra Israele e Palestina, che dovrebbe culminare nel riconoscimento di uno Stato palestinese autonomo. La linea dell’alta velocità (denominata A1), finirà per spezzettare ulteriormente il territorio palestinese, rendendo difficile, quando non impossibile, raggiungere comunità e villaggi. Secondo le associazioni filo-palestinesi, l’opera si inquadrerebbe in una politica che mira a rendere di fatto impossibile la creazione di un’entità statale palestinese, oltre a svuotare i Territori dalla popolazione locale, privata delle principali fonti di sussistenza. Da parte israeliana si sottolinea invece l’importanza di questa infrastruttura (che dovrebbe essere terminata nel 2017) per la modernizzazione del Paese e per rendere più agevole il collegamento – anche per turisti e pellegrini – tra la costa e Gerusalemme. La nuova linea permetterà infatti di percorrere in meno di 30 minuti (e a 200 chilometri orari) la distanza che ora viene coperta in 90 minuti.

L’italiana Pizzarotti lavora al tracciato dell’altà velocità israeliana. Attraversa i territori palestinesi occupati, violando i diritti sanciti negli accordi

Da Gerusalemme a Tel Aviv in 28 minuti, contro i novanta di oggi. È la promessa della Tav, la linea ad alta velocità che il governo Israeliano inaugurerà entro il 2016. Chi salirà su uno dei tre treni in partenza ogni ora attraverserà le terre palestinesi, confiscate per la realizzazione di uno dei più grandi progetti che Israele abbia intrapreso negli ultimi dieci anni. Sfrecciando a 200 chilometri orari, dai finestrini scorgerà gli olivi dei villaggi palestinesi di Beit Surik e Beit Iksa, nella West Bank occupata. Ettari sottratti violando il diritto internazionale, che prevede che la forza occupante può utilizzare i territori occupati esclusivamente per motivi di sicurezza e militari, o a vantaggio della popolazione dell’area occupata.

I lavori sono già partiti. Le ruspe scavano da anni. Tolgono zolle di terra, sradicano olivi e orti.
Non sentono le grida della popolazione. I primi cantieri sono stati aperti nel 2005. Oggi a trarre guadagno dal progetto nei territori occupati c’è anche l’Impresa Pizzarotti & C. spa di Parma, che insieme alla Ojsc Mosca Metrostroy, società di proprietà della Federazione russa, è stata reclutata dal governo israeliano per scavare in territorio cisgiordano, proprio di fronte ai villaggi palestinesi, il tunnel più lungo del Paese. Pizzarotti passa così dalla realizzazione del tratto Milano-Bologna della Tav italiana alla Palestina. In origine il contratto per la costruzione di questa parte di linea era stato aggiudicato, nell’ottobre del 2007, all’impresa israeliana Shapir in partnership con l’austriaca Alpine Bau. Un contratto da oltre 2 miliardi di Nis (circa 420 milioni di euro). La costruzione, però, è stata ferma per anni a causa delle obiezioni insistenti di associazioni ambientaliste israeliane. Nel frattempo la Alpine ha fatto retromarcia, lasciando spazio all’italiana Pizzarotti che nei prossimi mesi porterà le macchine di tunnel boring, non in uso in Israele, per perforare la terra occupata.